Difficile da credere ma la Turchia è il quarto produttore mondiale di uva da vino. Tuttavia, per ragioni religiose e politiche, solo il 2,5% dell’uva prodotta viene usato per la produzione di vino (il resto rimane uva da tavola). L’Anatolia e il Caucaso sono la culla della viticoltura, qui è originata la vitis vinifera, più di 6000 anni fa, poi si è diffusa in tutto il mondo.
il sito di Çatalhöyük nell’Anatolia meridionale vicino al monte Ararat è il più antico villaggio neolitico finora rinvenuto, oggi visitabile e Patrimonio Unesco, i cui scavi hanno riportato alla luce elementi di lavorazione di una bevanda ottenuta dall’uva e riconducibile a quello che oggi potremmo definire un protovino. Dobbiamo infatti immaginarci questo “şarap” – “vino” in turco – come probabilmente il termine stesso, arrivato nel nostro vocabolario sotto il lemma di “sciroppo”, ci suggerisce: vale a dire, un vino corposo, profumato e dolce da aggiunta di miele e spezie.
Sembra che in Turchia vi siano tra le 600 e le 1200 varietà di vite autoctone, anche se meno di 60 di queste vengono coltivate commercialmente.
Durante i sette secoli del dominio ottomano, l’unico uso possibile per l’uva era quello da tavola, per cui ancor oggi le uve da vino più coltivate sono quelle che si prestano al doppio utilizzo. Fu il fondatore della Repubblica Turca, Mustafa Kemal Ataturk, a consentire la produzione del vino, nel 1925. Ancor oggi, sia la produzione che il consumo di vino nel paese sono sottoposte a rigide limitazioni.
Il consumo di alcolici non è frenato solo dall’Islam ma anche dallo stesso Stato che infatti tassa in maniera molto le poche bottiglie di vino che trovi in commercio nei supermercati col rischio di pagare l’equivalente di un Tavernello locale come un Supertuscan.
I locali a tavola preferiscono bere il Raki che è una bevanda all’anice, ottenuta da un distillato a base di mais, o patate, oppure uva o prugne, aromatizzato con anice e menta. Si presenta come un liquido incolore con una gradazione alcolica minima del 40% ma quando si aggiunge acqua diventa bianca
Il rakı, chiamato anche latte di leone ( e rende l’idea) è considerato la bevanda nazionale, anche se nel 2013 il primo ministro Erdoğan annunciò, in linea con le leggi introdotte per limitare la vendita di alcolici, che la bevanda nazionale turca sarebbe dovuta divenire l’ayran, rinfrescante derivato dello yogurt.
Per la produzione di vino in Turchia vengono utilizzate sia uve autoctone tradizionali che varietà internazionali. Tra quelli a bacca nera, gli autoctoni Öküzgözü e Boğazkere si affiancano a Pinot Nero, Cabernet Sauvignon, Merlot e Syrah, mentre tra gli autoctoni a bacca bianca, Emir, Sultaniye e Narince agli internazionali Chardonnay, Sauvignon Blanc e Semillon.
Fra i rossi abbiamo abbiamo assaggiato Okuzgozu: vino di medio corpo con buona acidità e poco tannico. Aromi di ciliegia, amarena, fragila, pepe nero. Abbastanza assimilabile al merlot.
Essendo estate ed accompagnando piu’ piatti di pesce abbiamo assaggiato di piu’ i bianchi preferendo Narice in purezza o blend di Narice e Emir che ricordano molto lo chardonnay.
Comunque piu’ degni di nota sono i rose’ (da syrah, per esempio).
In generale si produce vino senza una personalità specifica e strizzando l’occhio alla massa, turisti non islamici in primis, inseguendo le grapes internazionali