Dobbiamo rimanere un bel po’ di giorni a Tenerife, il che non è brutta cosa anche perché il tempo è molto bello e sembra proprio estate…mentre a Milano ci sono 5 gradi.
Il principale motivo è che non vogliamo incontrarci con tutte le imbarcazioni che fanno la ARC.
La ARC, ovvero la Atlantic Rally Crossing è stata lanciata da Conrnell nel 1986 e organizza la traversata atlantica a imbarcazioni varie, prenotando porti, eventi, controlli e verifiche alla barca, brevi corsi….insomma tutto organizzato. Quest’anno ci partecipano piu’ di 200 barche. Abbiamo deciso di non aderire per due principali motivi: 1) essendo tutto cosi organizzato, la ARC parte alla data prefissata indipendentemente dal meteo (l’anno scorso hanno avuto un bel po di danni) e 2) noi siamo abbastanza competitivi per cui sappiamo che ci sentiremmo subito in regata e ci perderemmo forse il gusto della traversata.
Vogliamo dunque evitare di trovarci a Capo Verde in porto con altre 150 barche e tutto il casino connesso…..per cui abbiamo deciso di arrivare a Mindelo dopo il 22 novembre, appena dopo la loro partenza.
Ecco perché abbiamo quasi 10 giorni da spendere a Tenerife, ormeggiati a Santa Cruz.
Fabio organizza una bellissima gita all’interno dell’isola con ben 2 notti di pernotto in una spa in montagna….. bellissimo!
Noleggiamo dunque per 3 giorni un motorino 125 Cooltra (incredibile ma è stato impossibile trovare una macchina: tutte prenotate dalle crociere che scaricano tonnellate di turisti)…è piccolo ma nuovissimo.
Per prima cosa andiamo a San Cristobal de La Laguna che dista solo 10 chilometri da Santa Cruz: la città è stata fondata a fine 1400 e fu la capitale dell’arcipelago dopo che gli spagnoli conquistarono le isole che erano abitate dai Guanci (popolazione che viveva ancora come all’età della pietra).
La cittadina ha proprio l’impronta coloniale spagnola con case basse allineate di tanti colori vivi. Ce ne sono ancora di bellissime. Ci sediamo per un veloce pranzetto e poi gironzoliamo fra le stradine.
Risaliamo ancora sul nostro bolide e andiamo verso il monte Teide: è questo quanto resta di un antichissimo vulcano, è alto 3.715mt ed è la montagna piu’ alta di tutta la spagna !!! Da non credere!
Ha una struttura simile a quella del Vesuvio e dell’Etna per cui si pensa che prima o poi esploderà ancora.
Un tempo il vulcano raggiungeva i 5.000mt poi è esploso facendo volare via il cucuzzolo e lasciando cosi’ un grande altopiano a circa 2.000 mt che si chiama “caldera” . Successivamente c’è stata un’altra eruzione che a formato l’attuale montagna.
Continuiamo a salire e prima attraversiamo una zona piena di abeti verdissimi senza sottobosco: è questa la zona fra i 1.500 e i 1.800 metri in cui si formano le nuvole e quindi portano umidità e acqua. Poi gli alberi si fanno piu’ spogli e radi e l’aria diventa piu’ fredda.
Oltrepassiamo l’osservatorio ed entriamo nella caldera che è quasi il tramonto. Il paesaggio è davvero pazzesco: distese di sabbie e rocce di tutti i colori.
Oltrepassiamo anche il picco e scendiamo una decina di km arrivando al nostro hotel Spa Villalba che è praticamente uno chalet di montagna dove abbiamo la camera piu’ bella di tutte (ha prenotato tutto Fabio).
Ci fiondiamo subito alla spa a scaldarci le ossa prima di una bellissima cena. Chiudiamo la giornata con un bagnetto caldo nella jacuzzi sul mega terrazzo.
Il giorno successivo, risaliamo a bordo del nostro bolide e ripercorriamo a ritroso la strada in salita fino dentro alla caldera: andiamo a fare il trekking num. 3 che è un anello che circonda le Roques De Garcias. All’inizio è bello in piano e discesa ma l’ultimo pezzo è davvero impegnativo tenuto conto del fatto che siamo anche a 2000 mt, comunque offre delle viste bellissime da ogni angolo. Ci sono tantissime passeggiate da fare ed è il parco naturale piu’ frequentato di tutta la Spagna.
Andiamo poi alla funivia dove arriviamo giusto in tempo per la nostra cabina che abbiamo prenotato ieri (82 euro per salita e discesa …. Eh si perché qualcuno se la fa a piedi); con questa arriviamo in cima a 3.100 mt.
Anche qui facciamo un breve trekking (il num.12) e andiamo a vedere il Mirador del Pico Vecho: cioe’ un vecchio cratere.
C’è vento e fa freddissimo!!
Torniamo in hotel completamente ghiacciati e andiamo in spa a scaldarci le ossa e …..io mi faccio un bellissimo massaggio! Questa è proprio una vacanza!
Il terzo giorno lasciamo l’hotel e risaliamo sulla cadera. Purtroppo non abbiamo tempo per andare a vedere le coste a sud ovest dell’isola per cui optiamo per scendere dal lato a ovest.
Facciamo una breve sosta a La Orotava che domina la valle fertile da cui prende il nome, all’interno della Costa de El Sauzal. La città conserva ancora tantissime case signorili finemente ristrutturate con i balconi in legno più belli di tutte le Canarie e dei giardini magnifici. Ma la cosa piu’ impressionante è la ripidità: le strade vanno giu’ quasi a picco verso il mare e in piu’ di un momento abbiamo pensato di non farcela.
La casa piu’ nota è la Casa de los Balcones: risale al XVII, con incredibili balconi in legno intagliato e molti degli arredi originali. Per entrare si pagano 5 euro (ma li vale tutti!). Bellissimo anche il patio interno.
Il centro storico di La Orotava è inoltre costellato da 10 vecchi mulini che venivano utilizzati per macinare il grano gofio (principale alimento della popolazione per molti anni). Sono dichiarate Beni di interesse culturale e sito Etnologico. Risalgono al secolo XVI e utilizzano la caduta dell’acqua per generare l’energia necessaria al loro funzionamento.
Arriviamo infine a Puerto de la Cruz, probabilmente la città più vivibile di Tenerife, non a caso la città scelta dalla maggior parte degli ex-pat e dei nomadi digitali che si trasferiscono sull’isola. Puerto de la Cruz è una città abbastanza grande e molto animata, meta del turismo inglese in cerca di sole sin dall’800. Il centro storico è praticamente tutto pedonale e conserva molte case con balconi tradizionali, edifici storici e chiese del 1600-1700.
Facciamo un pranzetto in piazza e poi gironzoliamo fra le viuzze.
Ormai è giunto il tramonto e risaliamo in moto e torniamo verso Santa Cruz (certo che potevano avere piu’ fantasia a dare i nomi). Un’infinita discesa diritta verso il mare.