Martedi 4 febbraio mattina lasciamo la baia di St. Anne a Martinica e puntiamo verso sud. Abbiamo solo 20 miglia da fare per attraversare il canale fra Martinica e St Lucia e arrivare a Rodney Bay. Siamo di bolina larga con un vento fra i 15 e i 20 nodi e parecchia onda. Non peschiamo nulla, accidenti.
La capitale e la città più grande di St Lucia è Castries . Si ritiene che i primi abitanti accertati dell’isola, gli Arawak , siano stati i primi a stabilirsi nel 200-400 d.C. Nell’800 d.C. l’isola fu conquistata dai Kalinago. I francesi furono i primi coloni europei a stabilirsi e firmarono un trattato con i nativi Carib nel 1660. Gli inglesi presero il controllo dell’isola nel 1663. Negli anni successivi, Inghilterra e Francia combatterono 14 volte per il controllo dell’isola e alla fine, gli inglesi presero il controllo completo nel 1814 , poco dopo la vittoria sull’imperatore francese Napoleone I. Il 22 febbraio 1979, Santa Lucia divenne uno stato indipendente, pur rimanendo un regno del Commonwealth
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La baia di Rodney Bay è molto ampia e protetta a nord da un montarozzo (il Pigeon) che prima era un isolotto e ora invece è collegato a terra da un istmo creato con i detriti derivati dalla costruzione del porto. La chiusura di questo canale ha rovinato anche la pesca nella baia che prima era abbondante. Si puo’ ormeggiare bene in baia ma c’è sempre il rischio dei furti per cui per fortuna ci trovano un posto all’inglese all’interno del porto (bisogna chiamare sul VHF 16 … pazzesco, è il canale per le sole emergenze!).
Cambiamo bandiera di rispetto e subito Fabio e Mario vanno all’ufficio Custom e Immigration ma qui le pratiche sono davvero piu’ lunghe del solito e gestite da personale moooollllltttooooo lento. Ci mettono quasi 2 ore.
Assoldiamo un ragazzo con bombola per andare sott’acqua a pulire la carena con la spugnetta. Il nostro scafo e’ ricoperto con un innovativo materiale che si chiama copper coat (a base di rame) e non fa attaccare la vegetazione cosi’ che la carena va rifatta dopo anni (invece del normale una volta all’anno). Stando pero’ ferma in queste acque calde si forma comunque un po’ di lanuggine verde che è meglio togliere subito. Il ragazzo fa un lavoro pessimo (ma ovviamente lo scopriamo al primo bagno con maschera) per 100usd.
Il porto è nuovo, molto carino e ben curato e con parecchi ristoratini. Noi ci prendiamo una birra con il collega di Fabio (Peter) in uno e poi ceniamo in un altro.
Avremmo voluto fare un tour in e-bike dei dintorni ma non c’erano biciclette disponibili in nessun posto per cui la mattina di mercoledi 5 febbraio partiamo e continuiamo la nostra discesa verso sud.
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Facciamo una sosta a Anse Cochon per un bel bagno e andiamo a terra con i sup. Sul lato nord ci sono molti coralli ed è bellissimo fare snorkeling: tanti pesciolini.
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L’arrivo al tramonto nella baia di Sufriere è quasi magico: i due Pitons (il petit e il gros) si alzano imponenti dal mare con una luce limpidissima e sempre piu’ arancione.
Abbiamo chiamato per tempo Silvester (+1(758)721-0617) che è un personaggio molto tipico che gestisce le boe del comune e organizza anche gite all’interno. E’ simpatico e parla un buon inglese. Si fa aiutare dai fratelli e dai cugini. La boa costa 15 usd a notte e comprende l’ingresso nel parco naturale e viene riscossa da appositi omini. Silvester invece ci organizza la hike: domani mattina scaliamo il petit Piton.
Cena in barca con una fantastica pasta al pesce spada (ovviamente!) fatta dallo zio Mario.
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Ore 8 : Silvester ci viene a prendere con il suo barchino. Noi siamo prontissimi con scarponcini e borraccia ma Mario invece desiste e rimane a curare la barca.
La nostra guida è il fratellino sedicenne di Silvester che spiaccica pochissime parole ed è a piedi nudi…. e fa tutta la scalata a piedi nudi mentre noi fatichiamo con gli scarponcini. Dice che i suoi piedi tengono benissimo!
Qui non hanno idea di cosa siano le curve e i tornanti: ci si arrampica su in verticale aggrappandosi ad alberi e radici e ogni tanto a funi. Un’ora e quaranta per arrivare alla “shoulder” che è a tre quarti del picco. Io mollo un po’ prima per via del ginocchio mentre Fabio e Diana proseguono fino alla meta e fanno bellissime foto. Molto impegnativa anche la discesa: abbiamo mal di gambe per 2 giorni!
per fortuna Mario ha avuto 4 ore per preparare dei fantastici tacos …. Al pesce spada!
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Andiamo con il tender nel paesino di Sufriere perchè dobbiamo andare all’immigration a fare l’uscita da St. Lucia (ma che menata questo entri ed esci ).
Sufriere è molto povera e fa anche un po paura: sulla collina si vedono assembramenti di baracche tipo favelas e su tutte le finestre dei pochi esercizi lungo la strada principale ci sono sbarre. Non troviamo nemmeno un supermercato e torniamo subito in barca.
Qui ai Caraibi vengono segnalati molti furti sulle imbarcazioni, si sentono raccontare molte storie e c’è un sito in particolaare (www.noforeignland.com) dove vengono riportati i vari eventi ed evidenziate le rade piu’ pericolose. E’ successo che abbiano rubato tender, soldi, passaporti e che siano anche entrati in barca mentre c’erano i proprietari a bordo. Se lasciamo la barca da sola chiudiamo tutti gli oblo e mettiamo l’antifurto, di notte non lasciamo mai in acqua ne’ tender ne sup, al molo leghiamo sempre il tender con cavo e lucchetto e ovviamente cerchiamo di evitare i posti pericolosi.