Per anni nelle crociere in mediterraneo, abbiamo provato a pescare, ma con scarsi risultati (un tonnetto in 15 anni !!). Poi in Asia ho incontrato Tim Yoon e cominciato a imparare da lui e studiare meglio come si fa… Tanti siti e tanta teoria, sognando il giro del mondo.
Abbiamo rinnovato l’attrezzatura e Tim ci ha regalato un sacco di esche, tra cui i famigerati ed efficientissimi popper australiani.
Da quando siamo partiti per il giro del mondo, con l’attrezzatura e le tecniche giuste, le soddisfazioni non sono mancate, anzi la pesca è diventata l’attività di complemento alla vela che ci ha dato le maggiori soddisfazioni.
L’anno scorso in Sicilia abbiamo pesacato un tonno gigante da 70Kg (big-game) e da lì in poi tanti tonnetti in mediterraneo, le lampughe in Atlantico, i Mackarel e i Barracuda ai caraibi e persino una seppia gigante (inmangiabile) tra le Canarie e Capo Verde.
Da quando siamo ai Caraibi dobbiamo stare attenti alla Ciguaterra, una tossina che ha origina da un’alga che cresce sui coralli e che si accumula negli organismi lungo la catena alimentare fino a raggiungere concentrazioni pericolose per l’uomo nei grandi predatori di barriera come il barracuda. Purtroppo non ci sono test per capire la concentrazione della tossina che resiste sia al congelamento che alla cottura. Quindi da quando siamo qui si rilasciano i predatori e si spera di prendere i pesci pelagici che seppur non immuni, hanno un grado di rischio accettabile.
In queste settimane abbiamo preso tanti barracuda e qualche king mackarel… e sempre rilasciati… fino a ieri pomeriggio!!
Ore 15 circa, siamo a vela con 18 nodi di bolina larga nel canale tra Dominica e Martinique; si fila veloce a 7,5-8 nodi, la canna è come sempre armata: popper Australiano rosa e viola, non pesato, ma con foro centrale per affondarlo. Terminale in acciaio (30cm) e nylon Fluorocarbon 15m. Canna Shimano Tiagra da 65lb e Mulinello a tamburo, sempre Shimano TLD 50lb con 1000mt di dacron da 50lb.
Parte la frizione… e parte molto veloce, il tempo di arrivare alla canna e si è preso un centinaio di metri. Io ferro e inizio a stringere la frizione del mulinello, Laura avvolge il genoa e lasca la randa per rallentare la barca… e si inizia il combattimento.
Nei primi minuti si prende 500mt (dei 1000) di dacron, lo vedo dal colore del filo che è giuntato (speriamo di avere fatto bene il nodo); poi si inizia a stancare, ma per 20 minuti non riesco a recuperare un metro e non riesco a tirare fuori la canna dal portacanna per paura di non tenerla. Poi piano piano si stanca e cominciamo a recuperare. Dopo mezz’ora Laura mi da un poco di cambio e piano piano iniziamo a portare vicino la preda. Speriamo non sia un barracuda o uni squalo.
Dopo circa 90 minuti di combattimento arriviamo al terminale in nylon, acceleriamo la barca per evitare che si infili sotto… e finalmente lo vediamo. E’ bellissimo con riflessi colorati, non salta, ma combatte ancora, ha la pinna sul naso, ci sentiamo molto come “il vecchio e il mare”, potrebbe essere un marlin o un pesce spada.
Per fortuna l’attrezzatura e la montatura reggono.
Non possiamo aprire la spiaggetta come facemmo con il tonno in sicilia perchè ci sono 2m di onda al traverso, Laura prende il raffio e io le passo la canna. Lo agganciamo e al terzo tentativo, strattonando in due con tutto il nostro peso riusciamo a portarlo a bordo. Un PESCE SPADA!!
Lungo 210 cm, non lo possiamo pesare ma dovrebbe essere tra 50 e 70 kg.
E’ un pesce pelagico e quindi dovrebbe essere a basso rischio ciguaterra.
Lo alziamo usando il paranco del boma per le foto e poi dopo esserci ridossati a Martinique, lo sflietto: un lavoro di due ore buone, ma che produce 20-25Kg di filetti bellissimi che mettiamo subito sotto vuoto e in congelatore. Proteine per il prossimo mese assicurate.
Non la nostra preda più grande, ma sicuramente la più spettacolare