Appena arrivati a Mindelo, abbiamo percepito una atmosfera diversa.
Le barche sono diverse, meno lucide, meno pulite, più piene di attrezzature e cariche di storie.
Ma la vera differenza sono le persone in banchina.
Gruppi di giovani in cerca di imbarchi per i Caraibi (o per il Brasile), famiglie con tanti bambini, coppie vecchie e visibilmente rodate da lunghe navigazioni, equipaggi di giovani che evidentemente hanno deciso un percorso di vita diverso allo standard.
Tutti parlano di attrezzature, di cambusa, di meteo, di vele e dei controlli da fare prima di partire.
La lingua più parlata è di gran lunga il francese, qualche inglese e qualche tedesco, nessun Italiano.
Noi siamo ormeggiati in mezzo a due perfetti esempi.
Sulla dritta abbiamo JoJo Le Requin, un Jeanneau 38 piedi con bandiera Francese. Sono bretoni e arrivano diretti dalla Francia, a bordo erano in 7: padre, madre e 5 figli sotto i 10 anni, la più piccola di 1.
Sono chiaramente bretoni, quindi socializzare non è il loro forte, ma vedere come gestiscono i 5 figli e la barca è impressionante, ammirevole, disarmante.
Lei fa scuola ai tre grandi e ho visto che si scambiava con altre mamme programmi e test; lui, il più taciturno, è salito in testa d’albero a braccia, con una drizza di sicurezza che la moglie cazzava sporadicamente e senza troppa apprensione…. e fino a metà albero, lo stopper era aperto!!
Sulla Sinistra abbiamo Gypsy, una goletta inglese di 30 piedi, con du alberi in carbonio, senza crocette e senza fiocco. Solo due rande. Lo skipper si chiama Jimmy e in barca sono in 5, tutti ragazzi giovani con un cane. Abbiamo conosciuto Sven che è venuto in barca da noi per un caffè: un ragazzo tedesco sotto i 30 anni, ci ha raccontato di essere ingegnere meccanico e di avere lavorato sodo per qualche anno e ora con i soldi accumulati sta facendo con il suo compagno il barca-stop fino ai Caraibi dove vuole stabilirsi e fare l’istruttore di sub. Non hanno grande esperienza velica, ma per arrivare dalla Germania a qui hanno già navigato su 6 diverse barche a vela, da una goletta aurica ad un racer di 70 piedi.
L’impressione è che ogni singola barca abbia molte storie da raccontare. Noi ci sentiamo un poco estranei, ma siamo moto attratti da queste persone. La nostra barca è grande, in ordine e pulita… speriamo faccia il mestiere come quelle intorno a noi
Che differenza rispetto ai marina mediterranei!
Credo che questo sarà il nostro mondo per i prossimi anni e ne siamo contenti