I Doldrums

Siamo in navigazione da Panama alle Galapagos e il mare sembra un olio, non un filo di vento a increspare l’acqua. Le previsioni sono costanti e non cambiano per i prossimi 5-7 giorni…. siamo nei Doldrums o ITCZ (InterTropical Convergence Zone).

La zona di convergenza intertropicale, è un’area mediamente situata in prossimità dell’equatore, dove si ha la convergenza degli alisei dell’emisfero boreale e dell’emisfero australe, e la risalita di masse d’aria calda che determinano l’area di instabilità equatoriale, con piogge e temporali.
Questa linea è anche definita “equatore climatico” e, come tale, fluttua a nord o a sud dell’Equatore (latitudine 0), a seconda delle stagioni, oscillando mediamente da qualche grado al di sotto dell’equatore nel periodo dicembre-febbraio ad un massimo di circa 18°/19° sopra l’equatore nel periodo luglio-settembre, in risposta al maggiore o minore vigore della circolazione monsonica delle latitudini tropicali. Le sue oscillazioni sono maggiori sulla terraferma rispetto al mare, a causa della differente capacità termica (l’acqua ha una maggiore capacità termica rispetto alla terraferma).

La ITCZ è caratterizzata da continui sviluppi di moti convettivi e, in generale, dalla formazione di grandi cumulonembi. La sua presenza è associata a piogge abbondanti, e i suoi spostamenti determinano l’alternarsi delle stagioni piovose nelle regioni a clima tropicale. I suoi movimenti determinano però anche lo spostamento verso sud o nord delle alte pressioni subtropicali (che si estendono immediatamente a nord e a sud della ITCZ), determinando così un forte influsso anche sul tempo atmosferico delle regioni di media latitudine.

Quando la navigazione era solo a vela le ITCZ sono state per secoli l’incubo dei navigatori: poteva capitare di rimanerci per settimane, finire l’acqua e le provviste e non sapere come uscirne. Tutti i grandi racconti di mare parlano dei doldrums come una della parti più difficili delle traversate oceanica sia per la navigazione in bonaccia che per lo stress dell’equipaggio.

Il termine inglese “doldrum” deriva da “dull” (noioso) con il suffisso -drum che lo rafforza. È comparso nel XVIII secolo e significava uno stato di apatia, tristezza o depressione. Quindi “to be in the doldrums” significava essere fermi, inattivi o abbattuti — proprio come si sentivano i marinai bloccati in quella zona oceanica senza vento.

Da notare che i Doldrums NON sono la stessa cosa delle Horse Latitudes.
Secondo la leggenda, il termine deriva dalle navi dirette verso le americhe che spesso trasportavano cavalli che hanno bisogno di tanta acqua; bloccati della mancanza di vento, gli equipaggi spesso erano costretti a buttare i cavalli a mare per conservare l’acqua per se stessi.

Sia i Doldrums che le Horse Latitudes sono aree oceaniche caratterizzate da calme di vento sia in Atlantico che in Pacifico.
– I Doldrums sono tra cinque gradi a nord e a sud dell’equatore e le calme di vento sono causate dalla convergenza degli Alisei di NE (nell’emisfero settentrionale) e di SE (nell’emisfero meridionale). L’aria nei Doldrums è umida con temporali frequenti.
– Le Horse Latitudes si trovano invece a circa 30 gradi di latitudine nord e sud e la calma è causata dal confine tra gli alisei e le fascie dei venti occidentali che si estendono in entrambe gli emisferi dai 30 gradi fino ai 50-60 gradi nord e sud (per intenderci la fascia dove sta l’Italia). L’aria delle Horse Latitudes è secca e causa le zone desertiche sui continenti.