A causa del tempo avverso dobbiamo stare ancora alcuni giorni fermi a terra … proprio i giorni intorno al nostro trentatreesimo anniversario di fidanzamento. Non possiamo farci regali e/o sorprese (impossibile vivendo in barca) per cui Fabio ha una bellissima idea: ci regaliamo un weekend a Granada! Anche se in realtà è un giovedi-sabato… e anche se ormai siamo sempre in vacanza.

Lasciamo Tipota in porto, noleggiamo una fiammante macchinina bluette e corriamo verso ovest per circa 300km attraversando sconfinate distese di steppa e colline aride.

Granada, acquisì una notevole importanza con la venuta dei romani nel III secolo a.C. anche se il primo insediamento di cui si è a conoscenza risale a due secoli prima. Ai Romani succedettero i Visigoti e quindi gli Arabi che vi si insediarono nel 711 d.C., anno in cui si impadronirono della Spagna meridionale stabilendosi anche a Córdoba e Siviglia. Dopo la conquista di queste due città nella prima metà del XIII secolo da parte dei Re Cattolici, Granada rimase l’ultimo baluardo musulmano nel paese e solo nel 1492 Isabella di Castiglia e Fernando II d’Aragona riuscirono ad impossessarsene ponendo fine a quasi 8 secoli di dominazione araba.

Dopo una sosta per pranzo arriviamo al nostro hotel (Hotel Oniria, bellissimo) che è già metà pomeriggio, per cui ci prendiamo un tè nel giardinetto. Andiamo poi alla spa dove Fabio mi regala un bellissimo massaggio. Devo dire che dopo tanti giorni in barca certi lussi si apprezzano particolarmente.

Usciamo prima del tramonto e andiamo a zonzo fra le stradine del centro. Ci fermiamo per un aperitivo nella piazza della cattedrale proprio nel momento in cui l’imponente facciata viene illuminata.

Passeggiamo nelle strette vietto del suk dove quasi sembra di essere in Marocco e poi ci fermiamo a cena in uno degli infiniti ristoranti all’aperto. Purtroppo fa freddo!

18 ottobre: tanti auguri! E sono 33 anni! Io, che ho la memoria di un pesce rosso, mi ricordo ogni momento di quel giorno che ha cambiato le nostre vite.

Dopo la colazione in hotel (anche questo un bel lusso) partiamo a piedi. Stamattina faccio io la guida usando una nuova app che mi sono scaricata (Gpsmycity) mentre nel pomeriggio ne abbiamo prenotata una. Purtroppo non siamo proprio riusciti a trovare i biglietti per entrare nell’Alhambra (i primi posti disponibili sono il mese prossimo) e ho fatto pure fatica a trovare la guida visto lo scarso preavviso.

Andiamo verso il quartiere di Albaicin che è l’antico nucleo abitativo (quello dove c’era l’insediamento romano). Attraversiamo Piazza Isabella la cattolica dove c’è la statua di lei con Cristoforo Colombo e arriviamo nella piazza Nuova (che in realtà è la piu’ vecchia, dove facevano le prime corride con i tori) che ha coperto il percorso del Darro, fiume che costeggia l’Alhambra e ne protegge l’accesso da tutto un lato.

Percorriamo il lungo fiume e vediamo le mura della fortezza dal basso.

Vediamo poi l’antico ospitale di cui si vede pero’ ben poco e gli antichi bagni (el banuelo) che invece sono ancora abbastanza integri ed estesi con colonne e particolari fori sui soffitti per la circolazione dell’aria.

Arriviamo quindi al Paseo del Los tristes dove ci prendiamo un caffe; si chiama cosi’ perchè è la strada verso il cimitero e anche quella che prese l’ultimo sultano quando dovette lasciare la città. La leggenda narra che il sultano andandosene versava lacrime e la madre gli disse “non piangere come una donna quando non sei stato capace di combattere come un uomo”.

Facciamo poi la salita nel parcp fino all’ingresso del palazzo e poi ridiscendiamo e poi saliamo ancora verso il Sacromonte che è la zona dove stavano i gipsy, gitani che vivevano nelle grotte; è una zona particolarmente viva di notte quando suona ovunque il flamenco.

Rientraimo in Albaicin e andiamo verso la chiesa di San Nicola dal cui piazzale c’è la vista iconica sull’Alhambra.

Ah, non ho ancora detto che è una giornata stupenda e oltre alla fortezza si vede tutta la citta e in lontananza pure le montagne della Sierra Nevada.

Troviamo pure posto in un ristorante che ci da proprio il tavolo piu’ bello con una vista impagabile

Andiamo poi a vedere il Palazzo di Dar-al-Horra anch’esso costrito dagli emiri nel 15 secolo ed è ancora ben preservato. Era la casa della madre dell’ultimo sultano e poi è stato convertito in convento dalla regina Isabella: il palazzo ha ancora tanti esempi di arte Nasrid e dicono essere una Alhambra in miniatura. Ci consoliamo.

Discendiamo dall’Albaicin verso il centro, ci prendiamo un tè in una Teteira della kasba e poi ci troviamo con la nostra guida nel piazzale della cattedrale: si chiama Alicia e l’ho trovata con Withlocals. Non è particolarmente brava e sicuramente il tour non vale quanto abbiamo pagato oltre al fatto che scopriamo che l’agenzia ricarica piu’ del 400%… per cui apriamo un complaint e in seguito ci rimborsano quasi tutto.

Comunque con la guida passeggiamo per 3 ore e ci fa notare tanti particolari di coesistenza di cultura araba e cristiana.

Risaliamo all’Alhambra per la via principale: sembra di fare una passeggiata nel mezzo di boschi inesplorati e invece siamo in città. Vediamo il Palazzo di Carlo V (successore di Isabella e Ferdinando) che è quadrato e mastodontico all’esterno mentre all’interno ha un patio tondo con doppio colonnato circolare tipo pantheon.

Gironzoliamo ancora per le stradine, vediamo un lavatoio e da un vecchio artigiano comperiamo un portapenne arabeggiante che potremmo aver comprato al Cairo.

Dopo una veloce sosta in albergo (ma con bagno in vasca da bagno) andiamo a cena in un ristorante marocchino e poi nella Kasba a farci una sciscia.

E alla fine abbiamo fatto 20 km.

Sabato 19 ottobre: torniamo a Cartagena e subito alle 16 leviamo gli ormeggi.