Domenica 9 febbraio lasciamo Bequia e ci dirigiamo verso sud puntando sull’isola di Canouan.
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Ci separano una ventina di miglia che facciamo velocissimi con il vento al traverso (anche questa volta non peschiamo nulla pero’).
Arriviamo giusto per pranzo nella grandissima baia di Charlestown.
Durante il tragitto ci leggiamo per bene la guida di Doyles (doyleguides.com) che è fatta benissimo per le Grenadine e racconta di un paesino molto carino dove si puo’ trovare di tutto, ci sono ristorantini e pure uno store che vende solo cose ialiane.
In realtà quando arriviamo a terra rimaniamo completamente spaesati … è un paesaggio completamente diverso devastato dall’uragano Beryl che è passato di qui lo scorso 5 luglio (uno dei pochi ad aver raggiunto la categoria 5) e, come in tutte le Grenadine, ha fatto tanti disastri. Gran parte degli edifici sono rovinati e pericolanti, nella zona centrale sono al lavoro scavatrici e camion, steccionate divelte, pezzi di lamiere ovunque, locali e ristoranti chiusi.
Rimaniamo ormeggiati per due notti ad una boa sulla parte nord della baia proprio di fronte alla stazione della guardia costiera. Purtroppo il tempo è molto ballerino e continuano ad arrivare violenti piovaschi e il vento rimane costante sopra i 20 nodi per cui non ci godiamo il mare al meglio.
Appena arrivati veniamo come sempre abbordati dal barchino con l’aragosta….questa volta è proprio grandissima, piu’ di 3 kg di animale. Ovviamente Fabio e Mario non sanno resistere e la comperano per 60 euro. Cenetta con risotto all’aragosta e catalana per non farci mancare proprio nulla e al colesterolo ci pensiamo settimana prossima … e poi abbiamo letto che : “Buona fonte di omega 3, apporta benefici alla salute cardiovascolare e a livello psicologico.”
Anche qui dobbiamo cercare l’immigration: Mario e Diana sono in partenza e bisogna dunque dichiarare che lasciano la barca e modificare la crew list (altrimenti faranno poi storie in aereoporto). Ci facciamo quasi 3 km sotto il sole cocente camminando verso la punta sud dell’isola per raggiungere l’aereoporto perchè solo li ci sono gli uffici operativi. Vediamo dunque meglio sia il paesino che il mare sul lato a est protetto dalla barriera corallina.
L’aereoporto è stata una delle prime cose che sono state riscostruite ed è funzionante anche se al momento deserto. Conosciamo un geometra di Milano che è qui da 20 anni e ha lavorato alle ricostruzioni dopo il passaggio degli ultimi due uragani e ci ha raccontato un bel po’ di cose.
La parte a nord dell’isola è completamente privata e gestita dal Canouan Resorts Development che ha iniziato a costruire resort, ville di lusso e golf a partire dagli anni 90 ma ha anche costruito strade in tutta Canouan (in precedenza solo piste sterrate), ha installato l’elettricità sull’isola e nelle case dei residenti e ha fornito acqua desalinizzata per la prima volta (prima l’acqua dolce veniva portata regolarmente in barca da St. Vincent). Oggi il resort è un Mandarin Oriental: noi ci proviamo ad entrare per andare a vedere almeno la spiaggia (con maschera in mano) ma ovviamente non ci hanno fatto passare.
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