Fabio e i Fernandez lasciano St. Vincent domenica 16 febbraio e hanno una navigazione a dir poco “epica” fino a Bequia: 40 nodi di vento e mare grandissimo con tantissimi squalsl. Un bel battesimo per i nostri amici considerando che Paula soffre tantissimo il mare … davvero challanging!

Io li raggiungo lunedi 17 febbraio sera con il traghetto: da San Vincent a Bequia impiega solo un’oretta e, atterrando alle 15 da Washington, riesco a prendere l’ultimo della giornata che ha pero’ un’ora di ritardo e arrivo giusto giusto per cena.

Martedi 18 andiamo in paese per fare immigration+customs+uscita da SVG (=St Vincent and Grenadine) anche se in realtà ci staremo ancora due notti (ssshh non si dice a nessuno). Facciamo un po di spesa ad un baracchino per la strada perchè il Veggies Market è ancora chiuso…ci dicono perchè è bank holiday ma poi una signora ci confessa che ripetono cosi a tutti i turisti ma la verità è che sono morti quasi tutti i fruttivendoli.

Navigazione fantastica al traverso verso sud e raggiungiamo le Tobago Cays per l’ora di pranzo.

Le Tobago Cays sono un gruppo di cinque isolotti disabitati (Petit RameauPetit BateauJamesbyBaradal  e Petit Tabac) protetti da una grande barriera corallina detta Horse Shoe reef e da una seconda barriera più piccola denominata World’s End reef.

Noi passiamo una notte fra Petit Bateau e la barriera e la seconda notte ci spostiamo invece fra Petit Bateau e Petit Rameau. Quando c’è il sole, l’acqua ha dei colori magnifici: turchese, azzurro, verde e smeraldo anche se non è particolarmente limpida. Facciamo tanto snorkeling e vediamo delle razze e tante tartarughe ma pochi pesci.

Per cena abbiamo prenotato da Queen Elizabeth (il numero si trova sempre su Navily). Dato che le isole sono disabitate, alcune persone che vivono a Mayreau (2 miglia verso ovest) tutte le mattine e anche piu’ volte durante il giorno caricano le barche con contenitori refrigerati, verdure, cibi già cucinati e tante aragoste e dispongono tutto sotto una tettoia nella spiaggia di Petit Bateau.

La cena consiste in aragosta alla griglia, riso saltato, verdure e patate. Ci sono solamente turisti arrivati qui solo in barca ovviamente ma è comunque molto particolare e assolutamente da provare. Il prezzo non è proprio economico ma spendiamo volentieri se questo puo’ aiutare la comunita’ a risollevarsi dopo l’uragano che ha distrutto sia Mayreau che Union Island (basta guardare su google maps la devastazione).

Queen Elizabeth è un donnone che gestisce Andy (che fa da boat taxi e ci viene a prendere ma apre e pulisce anche le aragoste), il grigliaro e altri che costituiscono una allegra comunità. Ci racconta che quando è arrivato l’uragano Beryl lo scorso luglio era a casa a Mayreau e si è trincerata in cantina per 3 ore: fuori tutto distrutto.

Ci troviamo cosi’ bene che torniamo anche per il pranzo del giorno successivo e questa volta il tutto viene condito con un fortissimo punch rum che aiuta molto il pisolino pomeridiano.

C’è sempre tanto vento e parecchia onda e non possiamo usare il sup ma siamo circondati da tartarughe e razze e facciamo volare il drone ben due volte (e torna nonostannte il vento).