Probabilmente abbiamo pianficato una sosta un po’ troppo lunga a Gibilterra ma questo ci consente di stare fuori dalla Eu per una settimana e non pagare l’iva per la rate del leasing e di organizzare due weekend con amici.

Il primo weekend è a Siviglia con i Carabelli mentre il secondo sarà stanziale a Gibralta con i Fernandez.

Dal porto prendiamo un bus e poi attraversiamo il confine a piedi per recuperare l’auto noleggiata in Spagna a la Linea, la città di confine (hanno trovato un nome molto originale). Oltre ad essere un paese tristissimo è pure disorganizzato e ci mettiamo una sacco di tempo a trovare la macchina.

Finalmente partiamo verso nord e…idea! Già che ci siamo facciamo una puntatina a Cadiz che è “quasi” di strada.

Cadiz è una isoletta nell’oceano atlantico collegata a terra da due ponti che fu popolata perfino dai fenici (ma come hanno fatto ad arrivare fin qui!) e poi ovviamente dai romani e dagli arabi fino a che non divenne per il regno di Spagna un porto cruciale per il commercio con le Americhe.

Noi andiamo in centro e per prima cosa andiamo a vedere l’isoletta di San Sebastian con relativo castello collegata a terra con una passerella che chiude a sud la spiaggia della Caletta mentre a nord c’è un altro castello (Santa Catalina).

Vediamo la torre, attraversiamo il mercato e arriviamo nella piazza della cattedrale dove ci sediamo a prendere un caffe.

Riprendiamo la nostra strada verso nord e passiamo Jerez de La Frontera dove viene fatto lo sherry con il Solera System  e mi dispiace molto non aver avuto tempo/modo di organizzare una visita in cantina.

Arriviamo a Sivilla che sono ormai le sette di sera. Il nostro albergo è il Mercer Plaza in piazza San Francisco proprio di fronte al municipio. Ed è subito festa! Musica, tavolini, giocoleri.

L’albergo è bellissimo e inoltre ci offrono subito una coppa di Cava e poi un cocktail sul rooftop da dove si vede l’imponente cattedrale illuminata.

Alle 9.30 ci vediamo con i Carabelli e con i loro amici Bianchi che diventano subito anche nostri amici: Marco ha vissuto a Siviglia per 2 anni ed era tempo che pensavamo di farci un viaggetto insieme: quale guida migliore.

Ci sediamo e incominciamo con le prime birre e le prime tapas. Qui la birra si chiama Cruzcampo, è molto leggera, ne danno mezzo bicchiere per volta ( sembra di bere poco) cosi rimane bella fresca e costa pochissimo.

Bellissima passeggiata notturna fra le stradine deserte. Purtroppo anche qui, come a Granada, mi sono mossa troppo tardi e non riesco a trovare i biglietti per entrare all’Alcazar che vediamo solo da fuori.

Una cosa impressionante sono gli alberi di arance! Tutte le strade, tutti i patii sono pieni di alberi con tonnellate di arance in maturazione: che profumo… ci sono piu’ di 40.000 alberi!

La loro presenza risale infatti all’XI secolo, quando i marinai genovesi diffusero l’idea che il fiore d’arancio fosse collegato alla felicità: fu così che la popolazione, man mano, prese l’usanza di piantare questi splendidi alberi nei cortili e lungo le strade della città. Furono gli arabi, poi, a proseguire la tradizione degli aranci e a darle impulso. Affascinati da questi alberi, iniziarono infatti a coltivarli in tutto il territorio dell’Andalusia. Non solo per la loro bellezza, per le proprietà medicinali dei frutti e per la tradizione secondo la quale piantare un arancio era di buon auspicio:

Sabato

Ci troviamo tutti per la colazione da “La Campana” (fa una buonissima tostada: pane pomodoro e Jamon) che si trova proprio di fronte alla Cattadrale che di giorno sembra ancora  più imponente.  

Passeggiamo fra stradine e piazzette e poi, ahime, entriamo in un negozio che vende abbigliamento e accessori per toreri….. perché proprio non ce l’avevamo e ne sentiamo un gran bisogno!

E cosi’ va a finire che noi 3 donne ci comperiamo un completino da torero composto da un gilerino (cosi piccolo che fa da reggiseno) e giacchino/bolerino sopra. Il tutto di velluto con passamaneria. Come abbiamo potuto vivere senza fino ad adesso….pero’ ci divertiamo un sacco.

Passeggiamo fino all’università dove c’è anche la Fabbrica del tabacco che è dove sono stati inventati i sigari: eh si, perchè nel nuovo mondo fumavano le foglie nelle lunghe pipe ma solo quando il tabacco è arrivato nel vecchio mondo è venuta l’idea di arrotolarle a formare il sigaro (Fabio docet).

È l’edificio industriale del XVIII secolo di maggiori dimensioni e migliore architettura nel suo genere in Spagna, oltre ad essere uno dei più antichi esempi di questa tipologia costruttiva dell’epoca dell’Antico regime. Fu costruito fuori dalle mura cittadine, vicino alla Porta di Jerez, nei terreni in cui era esistito un antico cimitero romano. La costruzione fu iniziata nel 1728 e, anche se iniziò ad essere utilizzato nel 1757, la costruzione non fu terminata prima del 1763. Al suo interno erano impiegati circa mille lavoratori, duecento cavalli e centosettanta mulini. Il tabacco proveniva in parte dalla Virginia e in parte dalle colonie spagnole. L’edificio, di forma rettangolare, si estende per 185 x 147 metri, inferiore in Spagna solo all’Escorial.

Da li andiamo a vedere la Plaza do Toros dove vengono organizzate le corride. C’è prima un museo con vari cimeli e foto e locandine e poi si entra nell’immensa gialla arena. La terra è compatta e giallissima e si dice che proprio per questo motivo le case sono tutte bianche con le decorazioni gialle.

Ci sono anche le tavole di legno proteggi torero con i segni delle corna e delle strisce rosse per terra che pero’ non dovrebbero essere di sangue perché le corride ci sono solo in estate. In ogni corrida tre toreri (ognuno ha una squadra di 5 uomini) devono affrontare ben 6 tori (2 ciascuno).

Facciamo un salto in hotel a cambiarci (con il bolerino nuovo ovviamente) e poi andiamo a vedere tutti insieme uno show di flamenco che risulta molto piu’ bello di quello che abbiamo visto a Palma.

Purtroppo inizia a diluviare e dobbiamo saltellare fra le pozzanghere fino al nostro ristorante prenotato per tempo da Daniela che si rivela eccezionale: mangiatona di pesce!

Domenica

Sempre colazione alle 10 a La Campana e poi passeggiamo lungo il Guadalquivir fino alla Tore dell’Oro e, attraversato un ponte, andiamo nel quartiere di Triana dove un tempo c’erano gli artigiani soprattutto di ceramiche.

Ritorniamo verso la cattedrale dove salutiamo i Bianchi mentre noi quattro andiamo a caccia della nostra guida per il tour della cattedrale e ci mettiamo un bel po a trovarla. Per fortuna è molto brava e ci racconta tante cose.

Vediamo la tomba di Cristoforo Colombo e quella del figlio, il coro ligneo piu’ grande del mondo e la gigantesca pala dell’altare d’oro.

Salutiamo anche i Carabelli e poi saliamo sulla torre della Giralta: non ha scalini ma solo 35 rampe che girano intorno perché il sultano ci voleva salire a cavallo.

La torre, un antico minareto della moschea di Siviglia, fu costruita a più riprese da diverse culture. La sezione principale, islamica, è la parte più antica. Iniziata nel 1156 fu completata nel 1184. Il materiale impiegato per la sua costruzione proviene da diversi edifici più antichi, comprese le pietre delle rovine della città romana di Italica. Originariamente, la torre era sormontata da una sfera di rame, che precipitò nel 1365 a causa di un terremoto. I cristiani sostituirono la sfera con una croce e una campana. Successivamente, nel XVI secolo, vi fu un ampliamento, la sezione delle campane (“el cuerpo de campanas”) per convertire il minareto in una torre campanaria. In cima alla torre nel 1568 venne collocata una statua rappresentante la fede  che pesa 1288 kg ed è alta 4 m con il piedistall]. Essa in origine, era chiamata Giralda perché girava al mutare del vento. Con il passare del tempo il nome passò a designare la torre nel suo complesso, mentre la statua prese il nome di Giraldillo.

Ritorniamo in hotel e con la nostra macchinina a noleggio rifacciamo i 200 km e rientraimo a Gibilterra dove ci aspetta Tipota. Non sappiamo quando ma è partita la musica in filodiffusione e si sente musica italiana già sul pontile 😊 per fortuna non c’è nessuno sulle barche intorno!