Venerdi 20 settembre
Dopo una settimana di lavori in barca, questa mattina riusciamo a mettere tutto a posto e finalmente salpiamo non prima di aver fatto carburante (2 euro/lt il gasolio per imbarcazioni!).
Ci dirigiamo verso nord, verso lo stretto di Messina. Il mare è strano e sembra quasi denso e pesante.
Abbiamo prima una corrente contraria ma ad un certo punto cominciamo ad essere spinti e facciamo 4 nodi in piu’ di quanto navighiamo (8 nodi di boat speed e 12 di reale). Ci sabbero delle corsie per le navi in transito ma in realtà sembra che tutti possano andare dove vogliono….compresi piccoli barchini che fanno la spola avanti e indietro o pescano.
Man mano che ci avviciniamo all’imboccatura poi si vedono chiaramente chiazze di mare gorgogliante e piccoli mulinelli…con la luce del tramonto e in assenza di vento i giochi sull’acqua si vedono benissimo e fanno davvero impressione.
Lo stretto può essere rappresentato come un imbuto con la parte meno ampia verso nord, mentre si apre gradualmente verso sud: è in realtà la “sella” di un monte sommerso che divide il mar Tirreno dallo Ionio e i cui versanti hanno pendenze molto diverse. Il punto piu’ stretto di questa sella misura 3.150 metri.
Nel mar Tirreno, infatti, il fondo marino digrada lentamente fino a raggiungere i 1 000 m nell’area di Milazzo mentre nel mar Ionio il pendio è molto ripido e a pochi chilometri dalla “sella” è possibile registrare la profondità di 500 m tra le città di Messina e Reggio.
Oltre alle diverse profondità marine, le acque del mar Tirreno e del Mar Ionio che qui si incontrano hanno diverse temperature e livelli di salinità: il mar Tirreno è più caldo e meno salato del mar Ionio.
Il transito nello stretto di Messina delle diverse masse d’acqua, in funzione del regime di corrente, determina quindi l’incontro di acque tra di loro non immediatamente miscibili. Poiché solo una parte delle acque che si presentano sulla sella riesce a passare nel bacino contiguo e di queste una parte cospicua, perdendo velocità, staziona ai confini dello stretto per ritornarvi nuovamente con il successivo flusso, è possibile riscontrare con frequenza corpi d’acqua che, cambiando bacino, vanno a occupare quote diverse da quelle originarie in funzione di un nuovo equilibrio dinamico negli strati d’acqua del bacino ricevente.
Ed ora un breve riferimento alla Mitologia che racconta di queste acque tumultuose impersonate da due divinità: Scilla (sulla costa calabra) e Cariddi (sulla costa siciliana).
Scilla: bellissima fanciulla che si innamora del pescatore Glauco scatenando la gelosia di Circe che la trasforma in un mostro con 6 teste di cane latranti che si nasconde in una grotta sulla costa calabra.
Cariddi: era una naiade, figlia di Poseidone e Gea, dedita alle rapine e famosa per la sua voracità. Un giorno rubò a Eracle i buoi di Gerione e ne mangiò alcuni. Così Zeus la fulminò, gettandola poi in mare, dove mutò in un gigantesco mostro marino spaventoso. Cariddi divenne così la creatura più temuta, infestando le acque della sponda messinese con la sua furia.
Passiamo sotto alle Isole Eolie e proseguiamo verso la Sardegna